venerdì 26 agosto 2011

Pregrafismo, mon amour

Nei pochi giorni di ferie di quest'anno ho approfittato delle schede di pregrafismo trovate su Mammafelice.it per passare un po' di tempo con Gabriele e fare qualche attività costruttiva, poiché avevo notato che faceva fatica a concentrarsi su qualsiasi gioco. E' stato un momento molto bello, di crescita per entrambi, di consolidamento dei nostro rapporto che, devo ammettere con rammarico, ha pochissimi momenti di questo tipo (complice la sorella maggiore e la marea di miei impegni di questo periodo).
Comunque sia, il primo gruppo di schede (linee,  cosa mangiano e macedonia) è andato benone. Gabriele, che ha da poco compiuto tre anni ed è un discolo-sempre-in-movimento, le ha affrontate con molto interesse. Lui stesso mi chiedeva di andare avanti e ne ha completate tre-quattro di seguito prima di stancarsi. Mi ha molto stupito vedere come riusciva a seguire la linea tratteggiata: non credevo arrivasse già a tanto. Per me è stato un momento commovente e per lui un buon esercizio. Ha anche imparato qualcosa tanto che adesso mi dice " La scarpa nella macedonia? Noooo!"


Perciò al più presto scaricherò anche le nuove schede. Non vedo l'ora di passarle a mia mamma, che ormai, finite le ferie, è di turno a tempo pieno!


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venerdì 10 giugno 2011

E questo potrebbe essere il La per un nuovo inzio

Ciclicamente, circa ogni dieci anni, sento la necessità di rinnovare la mia vita. Fare cose nuove, trovare spazi per me, per fare ciò che amo. Dopo tanti anni di denti stretti e fiato corto, ho bisogno di sognare un nuovo domani.
Questo video mi da lo spunto per partire.

Meno cose negli armadi: qual è il numero di vestiti sufficiente per vivere?
Meno detersivi: un solo sapone, quello di aleppo, senza contenitori senza una lunga lista di ingredienti, per lavarsi. Pochi ingredienti, acqua, aceto, bicarbonato, stracci in microfibra per pulire la casa.
Meno rifiuti: quando acquisto penso anche a quanti rifiuti produrrò dopo aver consumato il prodotto.
Un passo per volta, sta per cominciare una nuova rivoluzione nella mia vita.

lunedì 22 marzo 2010

Chiedere aiuto non è sempre facile

Ci ho messo sette anni di matrimonio e quasi quarant'anni di vita per iniziare a fidarmi prima di mia suocera e poi di mia mamma e chiedere aiuto quando ne ho bisogno, tanto o anche solo un pochino. E' vero ciò che scrive Yummymummy, nel suo commento sotto il post "Piango, piango piango", noi mamme dobbiamo chiedere aiuto. Ma non è facile fare quel passo. A me sembra di aver capito che l'aiuto è una relazione che si deve costruire nel tempo, non si può improvvisare. E' un equilibrio delicato: chi  offre aiuto deve fare attenzione a non invadere l'autonomia, chi chiede deve saper ingoiare l'orgoglio di voler fare tutto da sole  e soprattutto riporre fiducia nella persona a cui si rivolge. La cosa migliore sarebbe avere già un'idea di chi chiamare, perché quando sei in crisi non sai cercare la soluzione. Per dare un'idea, racconto qualcosa successo pochi anni fa.

L'estate del 2005 fu torrida. Marilena aveva 4 mesi e non era proprio un angioletto. Piangeva di giorno e di notte. La allattavo a richiesta circa ogni ora e mezza. Non capivo perché piangeva sempre, e spesso non riuscivo a calmarla. Ero arrivata a compilare una tabella su cui indicavo gli orari di allattamento, la durata, il seno da cui succhiava: avevo paura di darle il seno vuoto e di non sfamarla. Il mio latte era il pensiero dominante.
Cercavo di posarla nel lettino per paura di viziarla nel tenerla sempre in braccio: che errore. Se l'avessi tenuta addosso a me, magari con una fascia porta-bebé, avrei avuto tempo in seguito per insegnarle l'autonomia e lei si sarebbe calmata molto di più.

Quel giorno di luglio ero in casa con tutte le persiane chiuse per il caldo. Marilena, manco a dirlo piangeva, e io piangevo. Non sapevo più cosa fare, perché ero stanca e sfibrata. Pensavo che un giro col passeggino le avrebbe fatto bene, ma subito dopo mi rendevo conto che con questo caldo non potevo farla uscire. Non me la sentivo di chiamare mia mamma né alcun altro, per la mancanza di quel rapporto di fiducia di cui sopra.
Forse pregai e, nella disperazione, decisi che me ne sarei andata via. Decisi di fare una valigia, prendere la bambina, la macchina e partire, viaggiare lontano, fino al mare.
Poi una voce mi disse che avrei dovuto almeno avvertire mio marito. Lo chiamai in ufficio e con voce rotta ma netta, gli comunicai la mia decisione. Lui non disse altro che "Sì, ma aspetta 20 minuti che io arrivo". A dispetto dei 70 km che ci separavano, arrivò come un lampo.
Ma io ormai ero riuscita a chiedere aiuto, a spostare la responsabilità di farcela su qualcun altro. E la situazione si sbloccò:  bagnai un panno e feci delle spugnature sul tutto il corpo alla bimba, che smise di piangere. Mi presi un ghiacciolo dal freezer e scesi in cortile ad aspettare mio marito all'ombra dela vite, con la bimba che sorrideva tranquilla.
La soluzione in questo caso era semplice, ma il difficile era uscire dal tunnel di follia in cui ero finita per mille motivi concomitanti: stanchezza, caldo, pianto ossessionante, paure, senso di inadeguatezza. Una grande nuvola nera che non mi faceva più vedere la luce.

Noi mamme siamo forti e fragili come diamanti. E' anche per questo che scrivo, perché quando mia sorella avrà un figlio vorrei che non fosse sola, vorrei che quando sarà in difficoltà avesse già pensato a chi chiedere aiuto. Vorrei che sapessi, cara Francy, che a qualunque ora avrai bisogno, se penserai di fidarti di me, io ci sarò. E cercherò di essere presente, ma non invadente.

giovedì 18 febbraio 2010

Una zattera nella tempesta

In pieno stile "due passi avanti, uno indietro" sono nel bel mezzo di una tempesta in alto mare; mi sono fatta trovare impreparata e ora sto cercando di correre ai ripari.
Inizialmente credevo che il caos e il nervosismo di questo ultimo periodo fossero a causa della mia stanchezza, per un carico eccessivo di lavoro casa vecchia/casa nuova. Ma ieri sera la bomba è definitivamente esplosa e, a parte la vergogna per gli urli che si devono essere sentiti in tutto il condominio, mi ha permesso di guardarci dentro e capire di cosa era fatta.

Ingrediente 1: mio marito parte la mattina alle otto e arriva la sera alle otto/ottoemezza. Il vantaggio è che quando c'è aiuta tutto quello che può; lo svantaggio è che se non ci fosse ci sarebbe molto meno da cucinare e stirare. Sabato e domenica si dedica alla demolizione della casa vecchia.
Considerato che in questo momento per motivi economici non si può fare diversamente, mi trovo parecchie ore da sola a gestire come posso casa e figli.

Ingrediente 2: due week-end consecutivi passati a spostare mobili hanno lasciato uno strascico di stanchezza fisica e non solo.

Ingrediente 3: in accordo con il medico sto concludendo la cura con i farmaci antidepressivi. La zattera ondeggia ma non si capovolge.

Ingrediente 4: la bimba è in fase di gelosia acuta nei confronti del fratellino. Il che si traduce in botte, litigi, ringhi tra fratelli; capricci, prepotenza, aggressività e sfida nei miei confronti.

Questa situazione va avanti da qualche tempo, per cui ho già chiesto pareri e aiuti alle persone più vicine. Ora credo fermamente che sia giunto il momento di prendere le seguenti contromisure:

1. una settimana di ferie della bimba dai nonni, a 60 km di distanza, così lei si rilassa e io pure.
2. dalla settimana successiva, i nonni più vicini vanno a prendere i bimbi a scuola, per tre volte a settimana, così in quei pomeriggi ho due ore "libere".
3. vorrei riuscire ad avere due sere ogni quindici giorni (al mese?!) per andare in piscina e per andare, chessoio, al cinema con mio marito,
ma non è detto che sarà possibile a breve termine.
4. Si chiama Play therapy, ma può essere semplificata con: dedico mezz'ora al giorno a giocare con la bimba e solo con lei. Mi sono già accorta che ne ha disperatamente bisogno. Dovrò però dedicare del tempo per riorganizzare la stanza dei giochi, prendendo spunti (qui, qui e qui ad esempio) da ciò che sento mio dei modelli steineriano e montessoriano, senza forzature ed estremismi, perché lì dentro c'è una tale confusione di cose di tutti i tipi che il più delle volte alla domanda "a cosa giochiamo", restiamo entrambe confuse. E' pur vero che altre volte basta un palloncino o una pallina di carta accartocciata per passare mezz'ora di distensione. Mi è infine stato utile leggere questo post su Genitoricrescono.

venerdì 5 febbraio 2010

Pericolo caduta massi

Dunque la situazione è questa: fino a ieri mattina ero super-gasata, perché avevo in mente di preparare una bella cenetta a misura di bimbi, con tanto di pinguini di cocco/latte condensato, bigné furbetti a forma di gnomo ecc,ecc... considerando - incosciente - che i miei due topastri mi avrebbero aiutata a preparare tutto. E invece. Invece Mari dopo 5 minuti è andata a farsi i giochi suoi, Gabri ha inziato a frignare "in braccio, in braccio" e alle 17.30 ero a 5 pinguini fatti che si sbriciolavano mentre cercavo di conficcarci le zampette-semi di zucca e tutto il resto da fare. Visto che nella mia mente c'era l'adorabile quadretto: quando arriva Betta mi metto a sedere e chiacchiero con lei... quando ho guardato l'ora tutto il mondo è improvvisamente crollato, complici una serie di eventi non lietissimi di questi ultimi giorni. Coltellata finale questo commento della zoccola di turno.

Quindi ora che sono palesemente alla frutta è ora di riprogrammare tutto il sistema giornata/settimana tipo e rivedere le priorità. Ho corso troppo, ho dato importanza a cose non ne hanno affatto, sono stata troppo incollata al computer. Mi ha fatto riflettere la scala di Maslow, che sicuramente avevo studiato e pure dimenticato, pubblicata da ilcorpodelledonne.net: se guardo bene ho già difficoltà a completare la fila di mattoncini che compongono la base della piramide, figuriamoci il resto.

Prometto che dedicherò il weekend ad una prima revisione.

mercoledì 20 gennaio 2010

Il manuale pratico della felicità


E come non gioire dell'uscita del nuovissimo librino, come lo chiama lei, di Barbara Mammafelice.

Sono curiosa di leggerlo perché mi interessa sentir raccontare una storia personale, un cammino che sarà sicuramente diverso dal mio; in questi mesi in cui ho frequentato il blog-sito-contenitore delle meraviglie di Barbara, mi sono fatta l'idea che siamo diverse, nei punti di vista e nel modo di vivere.

Ma in una cosa credo ci assomigliamo: il desiderio di essere felici, germogliato nella sofferenza e nel disagio esistenziale si è fatto volontà e voglia di vivere.

Probabilmente non facciamo parte della categoria di quelli che quando toccano il fondo cominciano a scavare. Per quanto mi riguarda il fatto di avere al mio fianco l’uomo giusto e una bambina da crescere è stato fondamentale per darmi quella spinta necessaria a tornare a galla dopo molti e molti anni di buio e apnea. Sono d’accordo con Barbara, la felicità si può raggiungere e ognuno (ancor di più direi ognuna) di noi ne ha diritto.

martedì 12 gennaio 2010

Adoro il kirigami

Tra le cose che vorrei fare quando sarò vecchia, ma non così vecchia, perche qui ci vuole un bel po' di precisione, fermezza, vista e un sacco di pazienza, c'è il kirigami. L'ho scoperto quando il mio allora fidanzato, ora marito, mi regalò un biglietto, anzi due, fatti con le sue proprie mani... aprendoli ne uscirono un tenero cuore e una piccola stella. E così fece scacco matto al cuore della sua piccola stella.

Il kirigami per me è fra le più geniali e creative invenzioni che l'uomo abbia mai fatto e provo somma stima e ammirazione per coloro che riescono a creare pura poesia da un foglio bianco.

Per rimettermi in pace con me stessa in un giorno "no", a me basta guardare immagini come questa:




origine: http://www.bianchepieghe.it/lavoro/59/castello_di_sabbia

Tempo fa scoprii in libreria questi buffi libri, che un giorno o l'altro comprerò e regalerò - oppure comprerò per regalare e poi mi terrò (mi sa!): Seicento punti neri e E un punto rosso, meravigliose follie di David A. Carter, ingegnere cartografico americano.

Un altro bellissimo libro pop-up, che un giorno o l'altro sarà mio è l'Alice nel paese delle meraviglie di Robert Sabuda: che ho scoperto grazie al post di Alessandra di Design your life.

Amo la carta!